Il bacino ceramico... di Lucedio
Sarà presentato al pubblico sabato 26 settembre alle ore 17, nel corso di una breve cerimonia che si terrà presso la Sala d’Ercole del Museo Leone di Vercelli, il bacino ceramico di origine medievale proveniente dalla torre campanaria della abbazia di Santa Maria di Lucedio, dove si trovava murato fino al 2007, quando, nel corso dei restauri del complesso abbaziale fu asportato per essere custodito in sicurezza presso la sede dell’amministrazione provinciale, proprietaria del bene.
Nel corso dell’estate 2020, attraverso un accordo concretizzatosi in una convenzione di deposito con il Museo Leone e la Soprintendenza, la Provincia ha affidato la conservazione e la valorizzazione del prezioso reperto proprio al Museo Leone, da oltre un secolo custode e promotore delle memorie storiche e archeologiche del territorio vercellese.
Il bacino, termine che identifica un recipiente in ceramica usato come elemento decorativo sulle superfici esterne di edifici (soprattutto religiosi, ma anche civili) è uno dei quattro esemplari (di cui oggi solo due conosciuti) murati ciascuno su un diverso lato della torre campanaria. Quello depositato al Leone, già oggetto di un primo consolidamento dopo il distacco, è un piatto circolare decorato nel cavo da un quadrato e dipinto in verde e giallo. Non è caratteristico delle produzioni locali o piemontesi e trova rimandi in tipologie geograficamente lontane come la griffata orientale o l’arcaica tirrenica, con le quali si riscontrano analogie anche per il motivo decorativo. La sua datazione non è certa ma compatibile con la costruzione del campanile, quindi nel secondo – terzo decennio del 1200.
L’esposizione è stata decisa in collaborazione dal Museo Leone (custode del bene), dalla Provincia di Vercelli (ente proprietario) e dalla Delegazione FAI di Vercelli il cui Gruppo Giovani da due anni a questa parte organizza, in convenzione con la Provincia di Vercelli, le viste accompagnate al campanile di Lucedio.
Accanto al bacile verranno esposte anche tre formelle in pietra arenaria (sempre di proprietà della Provincia e sempre in deposito presso il Museo Leone) che rispettivamente rappresentano:
- una raffigurazione dell’Agnus Dei
- un falconiere a cavallo
- uno stemma gentilizio forse raffigurante l’antico stemma della città di Trino.
Una trentina di anni fa (intorno agli anni Novanta del ‘900), le formelle furono rimosse dalla loro collocazione dopo un tentativo di furto e quindi restaurate nel laboratorio della Soprintendenza. Erano murate anch’esse nel campanile della chiesa di Lucedio, nel vano al piano terreno, in un allestimento di tipo antiquario che risaliva alla riedificazione seicentesca della chiesa.
Una prima interpretazione critica ne propone la datazione entro la prima metà del Quattrocento a testimoniare la stagione tardogotica di arredo dell’edificio. Una diversa lettura ne mette invece in evidenza i rapporti con la cultura dei tempi di Federico II, anticipandone la datazione al pieno medio evo (1240 – 1250).
Le tre formelle sono già state oggetto di esposizione, sempre al Museo Leone nel 2009, nella medesima Sala d’Ercole allora appena restaurata, in occasione della fortunata mostra “Jean de Soisy e gli altri. Cavalieri di pietra dal medioevo vercellese”.
Completeranno l’esposizione alcune ceramiche di ambito medievale appartenenti alle collezioni di Camillo Leone e alcuni volumi illustrati provenienti dalla biblioteca antica del notaio vercellese, attraverso i quali si cercherà di ritrovare, per confronto, le suggestioni della cultura figurativa che informa i reperti provenienti da Lucedio.
L’esposizione sarà visitabile, da sabato 26 settembre a domenica 4 ottobre compresa, nei consueti orari apertura del Museo Leone, dal martedì al venerdì dalle 15 alle 17.30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. L’ingresso all’esposizione è libero previo il rispetto delle norme anti Covid vigenti. A questo scopo il personale di sala del Museo Leone fornirà tutte le indicazioni necessarie e vigilerà sul rispetto dei protocolli.
“Una bella collaborazione – dice il Presidente della Provincia di Vercelli Eraldo Botta – quella che si è instaurata tra la Provincia, il Museo Leone e il FAI di Vercelli. Enti e associazioni che lavorano insieme per valorizzare un bene e renderlo fruibile ai cittadini. La Chiesa di S. Maria Assunta di Lucedio, dalla cui torre campanaria proviene il bacino ceramico, è stata acquistata dalla Provincia nel 2003 con l’intenzione di tutelarla e recuperarla, in quanto simbolo delle nostre terre e della storia della risicoltura oltre che secondo insediamento cistercense in Italia. Molto è stato fatto e molto resta da fare ma sono certo che questi momenti ci consentono di muovere un passo in avanti verso l’obiettivo”.
Soddisfatto anche il Consigliere delegato Gian Mario Morello che dice: “Bellissima iniziativa che consentirà ai cittadini di vedere da vicino questo straordinario elemento decorativo e, accenderà la curiosità sul campanile di Lucedio, un bene unico del nostro territorio. Noi continuiamo a credere nella sua alta valenza artistica e culturale e a fare il possibile per recuperare e valorizzare quello che è un simbolo della storia millenaria del Vercellese. Nel corso degli ultimi anni siamo riusciti anche a portare a termine il restauro delle pale d’altare di Francesco Antonio Mayerle, di Pietro Francesco Guala e Filippo Abbiati, provenienti dagli arredi della chiesa parrocchiale di Santa Maria di Lucedio e a, breve, saranno avviate grazie al Mibact le procedure per la progettazione e il restauro della navata interna della chiesa, elegante esempio di architettura barocca costruita sulla primigenia chiesa medieovale”.
“Una bella soddisfazione anche per il Museo Leone - chiosa il Presidente Gianni Mentigazzi - che ancora una volta si conferma ente di riferimento per la sua disponibilità a collaborare e per il suo impegno nella tutela del patrimonio e nella promozione della città e del territorio. L’aggiunta del bacino ceramico alle tre formelle da tempo in deposito in Museo e già valorizzate nel corso di una fortunata mostra, ci rendono orgogliosi perché testimone della fiducia in noi riposta dalla comunità, a favore della quale il Leone quotidianamente opera dal lontano 1910, oggi grazie anche all’impegno e dalla competenza scientifica di uno staff giovane e dinamico”.