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La sedia dell'Inquisitore



Seggio in legno di noce e cuoio, fine XVII secolo; sullo schienale una scritta in lettere dorate: Alessandro Rusca, Inquisitore di Vercelli.

Chi fu il frate domenicano proprietario di tale seggio?
Alessandro Rusca, che divenne inquisitore di Vercelli nel 1661. Vercelli all’epoca era città di confine, strategicamente importante per il Ducato Sabaudo. In quel periodo reggeva il Ducato Madama Reale: Cristina di Francia, che sarebbe però morta 3 anni dopo. Il successore fu Carlo Emanuele II che governò il ducato fino al 1675, quando morì e fu sostituito da Vittorio Amedeo II, ma la reggenza era in mano alla madre, Giovanna Battista.

Il potere sabaudo a Vercelli era rappresentato da un governatore, che governava i corpi dei cittadini; Rusca ne governava invece le anime. Ma esercitava un potere totalmente indipendente dal potere politico come noi saremmo portati a credere? Dalle sue lettere non sembrerebbe così, anzi si direbbe che fosse subordinato al potere centrale, come dimostrano le sue lettere personali.

Nel 1676, ad esempio, Rusca doveva procedere contro un certo Aloigi Tagliante di Ivrea, soldato di stanza a Vercelli, sospettato di eresia. All’inizio pensò di inviare delle guardie ai suoi ordini ad arrestarlo nel corpo di guardia, in seguito però, temendo tafferugli con i compagni d’arme dell’inquisito, chiese al governatore di Vercelli di procedere al suo arresto. Questi però si rifiutò, rispondendo di non poter arrestare nessun soldato senza il permesso della corte. Di conseguenza Rusca chiese al suo superiore di intercedere presso Giovanna Battista. Dai documenti non sappiamo come andò a finire la vicenda del soldato, è però emblematico di come l’inquisitore non fosse così potente. E un altro esempio ci viene dato 3 anni dopo, quando Rusca fu rimosso dall’incarico di inquisitore e mandato in esilio per decisione del governo sabaudo. Lo si accusava di aver proceduto contro un canonico di nome Presbitero dando pubblicità al suo arresto e dicendo che si trattava di un prete scandaloso. Solo nel 1682 gli sarà concesso di tornare a Vercelli reintegrato nel Sant’Officio.