Luigi Bruzza
Non posso lodarmi abbastanza dell’amicizia e della cortesia dell’avv. Marocchino e del sig. Leone. Essi mi mandano disegnati e coloriti tutti gli oggetti antichi che il primo ha in custodia, e il secondo quelli della sua collezione. Ad ogni domanda mia corrispondono con una alacrità e diligenza che non può essere maggiore.
Da queste belle parole scritte dal padre barnabita Luigi Bruzza (1813-1883) in una lettera del 1879, traspare la sincera amicizia e la passione per la cultura e per l’archeologia che lo legava a Leone; questa vicinanza è forte ancora oggi, perché il lapidario da lui raccolto e studiato a Vercelli trova spazio tra le collezioni archeologiche del Museo intitolato all’amico Camillo. Padre Bruzza, di origini genovesi, studiò lettere, filosofia e teologia. Giunto a Vercelli come professore di retorica, si appassionò alla storia e all’archeologia della città, dove raccolse e studiò le antiche iscrizioni che confluirono nel lapidario a lui intitolato. Fu anche studioso di storia dell’arte e, nella Vercelli che gli conferì la cittadinanza onoraria, si interessò alle opere del Sodoma e di Gaudenzio Ferrari.